Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/725


l’uomo, la bestia e la virtú 711


Paolino. Benissimo! Oppure?

Giglio. Non modo, signor professore, non modo, o tantúmmodo!

Paolino (ricacciandoli dentro lo sgabuzzino). Ma se lo sapete! Andate al diavolo tutt’e due!

Richiude l’uscio.

Signora Perella. Dio, che vergogna... Dio, che vergogna!

Paolino. Ma no! Perché? Non temere! Tu figuri qua la mamma d’un allievo... Ho interrogato Nonò apposta! È per quella maledetta Rosaria, piuttosto!

Signora Perella. Come m’ha guardata! Come m’ha guardata!

Paolino. Hai fatto male a venire. Sarei venuto io prima di sera!

Signora Perella. Ma il «Segesta» arriva alle cinque! Avevo bisogno di prevenirti che non c’era piú dubbio. Lo vedi? Non c’è, non c’è piú dubbio, purtroppo. Come farò?

Paolino. Sai quando ripartirà?

Signora Perella. Domani stesso!

Paolino. Domani?

Signora Perella. Sí, per il Levante! e starà fuori altri due mesi, per lo meno!

Paolino. Passerà dunque qui soltanto questa notte?

Signora Perella. Ma farà come tutte le altre volte, ne puoi star sicuro!

Paolino. No, perdio, no!

Signora Perella. Ma come no? Lo sai!

Paolino. Non deve farlo!

Signora Perella. E come? Come? Non lo sai, com’è? Sono perduta, Paolino. Sono perduta.

Si sente picchiare all’uscio a sinistra.

Paolino. Chi è?

SCENA SESTA

Detti e Rosaria.

Rosaria (aprendo l’uscio). Prendo, se permette, la chiave lasciata dal signor Totò per suo fratello il dottore. L’ho dimenticata qua sul tavolino.

S’avvia per prenderla.