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l’uomo, la bestia e la virtú 709


Νοnò. Io, sí! L’hai comprato per me?

Paolino. Sí. E te lo do; ma a patto che tu prometti...

Νοnò. Sí, sí...

Guarda la madre che riapre la bocca.

Ma, oh! — guarda. È inutile! Io non lo dico, ma lei lo rifà!

Paolino. Ah Dio! ah Dio! Ma questo è atroce!

Volgendosi a Nonò:

Tu intanto, caro mio, non lo ridici piú! Ho la tua promessa, bada! Se non mantieni, il libro, via! — Mettiti qua —

lo fa sedere su una seggiola con le spalle voltate verso la madre, gli colloca su un’altra davanti il libro:

ecco cosí e guàrdatelo!

S’appressa alla signora Perella, che combatte ancora col fazzoletto sulla bocca.

È atroce! è atroce! È d’una evidenza che grida, tutto questo!

Signora Perella (lamentosa). Sono perduta... sono finita... non c’è piú rimedio per me... La morte sola...

Paolino. Ma no? che dici?

Signora Perella. Sí... sí...

Paolino. Se t’avvilisci cosí, fai peggio!

Signora Perella. Ma tu capisci, che se mi viene di farlo davanti a lui...

Paolino. E tu non farlo!

SIGNORA Perella (con scatto di voce naturale). Come se dipendesse da me!... Mi viene.

Rimettendosi a parlare come prima:

Ed è lo stesso segno, preciso, di quando fu di Nonò.

Paolino. Anche allora? Ah! E lui lo sa?

Signora Perella. Lo sa. E ne rideva, quando me lo vedeva fare, come ora ne ride Nonò...

Paolino. Oh Dio! Ma allora se ne accorgerà?

Signora Perella. Sono perduta... sono finita...

Paolino. Ma non puoi sforzarti di non farlo, perdio?

SIGNORA Perella (con voce naturale). Mi viene di qua, all’improvviso... Una specie di contrazione!