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l’uomo, la bestia e la virtú | 705 |
pudicizia non si meriterebbe questo dalla sorte. Tiene costantemente gli occhi bassi; non li alza se non di sfuggita per esprimere al signor Paolino, di nascosto da Nonò, la sua angoscia e il suo martirio. Veste, s’intende, con goffaggine, perché la moda ha per sua natura l’ufficio di render goffa la virtú, e la signora Perella è pur costretta ad andar vestita secondo la moda, e Dio sa quanto ne soffre. Parla con querula voce, quasi lontana, come se realmente non parlasse lei, ma il burattinajo invisibile che la fa muovere, imitando malamente e goffamente una voce di donna malinconica. Se non che, ogni tanto, urtata o punta sul vivo, se ne dimentica, e ha scatti di voce, toni e modi naturalissimi. Nonò ha un bellissimo aspetto di simpatico gatto, con un magnifico cravattone rosso a farfalla e un collettone rotondo inamidato. Non sarebbe male che impugnasse con molta convinzione un bastoncino di quelli per ragazzi con testina di cane. Ride spesso, e piú spesso ancora tira sorsi col naso per risparmiare il fazzoletto che gli fa bella comparsa sporgendo dalla tasca della giacca, ben ripiegato e intatto.
Paolino (subito, scambiando uno sguardo d’intelligenza con la signora e smorendo alla vista di lei che con gli occhi gli fa cenno di badare alla presenza di Nonò). Sí?
Ah Dio... sí?
Volgendosi a Nonò, per rispondere al cenno della signora:
Nonò. Buon giorno!
Paolino. Buon giorno! Bravo, il mio Nonò... S’accomodi, signora...
Piano, porgendole da sedere:
A un nuovo e piú pressante cenno degli occhi della signora voltandosi verso Nonò:
Nonò (fa cenno di no col dito, prima di parlare, con un verso che gli è abituale). Siamo andati a Santa Lucia, allo Scalo.
Paolino. Ah sí? A veder le barchette?
Nonò (c. s.). A domandare a che ora arriva papà col «Segesta».