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Giglio. Eh... la traduzione...

Belli. Quello che lei leggeva...

Paolino. Io non leggevo un corno! Tradurrete ecco qua... questo passo qua... breve breve. — Oh! Mi farete il piacere...

Va ad aprire l’uscio dello sgabuzzino in fondo e li attira a sé col gesto delle mani.

qua, venite qua... di mettervi qua, in questo camerino... abbiate pazienza!

Belli (con orrore). Là?

Giglio (c. s.). Professore, ma non ci si vede!

Paolino. Abbiate pazienza, per un momentino! Andiamo!

Li spinge dentro.

Traducete ciascuno per suo conto, mi raccomando! Al lavoro, al lavoro. Non perdiamo tempo!

Richiude l’uscio e corre alla comune per invitare la signora Perella a entrare.

Signora, venga... venga avanti...

SCENA QUINTA

Il signor Paolino, la Signora Perella e Nonò, poi, dietro l’uscio in fondo, Giglio e Belli.

Entra per l’uscio a sinistra la signora Perella con Nonò. La signora Perella sarà la virtú, la modestia, la pudicizia in persona; il che disgraziatamente non toglie ch’ella sia incinta da due mesi per quanto ancora non paja del signor Paolino, professore privato di Nonò. Ora viene a confermare all’amante il dubbio divenuto pur troppo certezza. La pudicizia e la presenza di Nonò le impediscono di confermarlo apertamente; ma lo lascia intendere con gli occhi e anche senza volerlo con l’aprir di tanto in tanto la bocca, per certi vani conati di vomizione, da cui, nell’esagitazione, è assalita. Si porta allora il fazzoletto alla bocca, e con la stessa compunzione con cui vi verserebbe delle lagrime, vi verserà invece di nascosto un’abbondante e sintomatica salivazione. La signora Perella è molto afflitta, perché certo per le sue tante virtú e per la sua esemplare