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l’uomo, la bestia e la virtú | 699 |
Totò. No: è che io di là, vedi, non ho chi me lo faccia. Tu hai qua la tua governante. Non fai mica il caffè per me, per venderlo. Lo fai per te. Ne fai una tazzina di piú, e io te la pago.
Paolino. Eh già! Prendo moglie. Non la prendo mica per te, per vendertela. La prendo per me. Ma te la cedo, ecco, per soli cinque minuti, ogni giorno. Va bene? Che cosa sono cinque minuti?
Totò (sorridendo). No, che c’entra! La moglie...
Paolino (subito). E la governante?
Totò (non comprendendo). Come?
Paolino (gridando). Ma il caffè non si fa mica da solo! Ci vuole la governante per fare il caffè. Animale, o perché credi che un operajo sia piú ricco d’un professore? Perché un operajo, se vuole, può farsi tutto da sé, mentre un professore no: ha bisogno di tenere la governante, il professore!
Rosaria (interloquendo, melliflua e persuasiva). Che lo serva, lo curi e faccia di tutto per dargli quelle comodità...
Paolino (comprendendo il fiele di quel miele, per troncare). Lasciamo andare! lasciamo andare!
Rosaria (risentita e con sottintesi di riprovazione). Ma dico, perché fuor di casa non abbia poi a mostrarsi disordinato o distratto.
Paolino. Grazie tante!
Al signor Totò:
Totò. Scusa, m’hai dato anche dell’animale...
Paolino. Ah già! Glielo darete allora anche domani! Ma vàttene! Vorresti che ti caricassi d’insulti, per avere una tazza di caffè per ogni insulto che ti faccio?
Totò. No, no, me ne vado... Grazie, Paolino...
Via con Rosaria per l’uscio di sinistra.