Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/712

698 maschere nude


Totò. Ma io parlavo...

Paolino (attaccando subito). Della casa, mezz’ora che parli della casa; t’ho sentito di là: della poesia della casa.

Totò. Ma la sento davvero!

Paolino. Non ti dico di no. Ma te ne servi per vestire davanti a te stesso, con decenza, la tua spilorceria.

Totò. Νο...

Paolino. È cosí come ti sto dicendo io! Tant’è vero che, appena Rosaria t’avrà dato il caffè, te n’andrai stropicciandoti le mani giú per le scale, tutto contento della tazzina di caffè che vieni a scroccarmi ogni mattina con codeste chiacchieratine poetiche.

Totò. Ah, se credi cosí... Mortificato, fa per andarsene.

Paolino (subito, acchiappandolo per un braccio). Che? Tu ora il caffè, perdio, te lo devi prendere! Io credo cosí perché è vero cosí!

Totò. Ма no...

Paolino. Ma sí! E appunto perché è vero cosí, ti devi prendere il caffè!

Totò. Non me lo prendo, no!

Paolino (seguitando con foga crescente). Due caffè, tre caffè! Perché tu ora te lo sei guadagnato con lo sfogo che m’hai offerto, capisci? Quando una cosa mi resta qua,

indica la bocca dello stomaco

caro mio, sono rovinato! Te l’ho detta, pago. Un caffè al giorno, puoi contarci! Vattene!

Lo spinge fuori come se fosse un affare concluso; e poiché il signor Totò accenna di voltarsi, incalza:

No, vàttene, vàttene senza ringraziarmi!

Totò. No, non ti ringrazio! Ma sarei piú contento, se tu me lo facessi...

Paolino (con scatto iroso). Pagare?

Totò (umile come sempre). A fin di mese, per come te n’ho fatto la proposta!

Paolino. E che sono io, caffettiere? che è, un caffè, la mia casa?