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l’uomo, la bestia e la virtú | 697 |
non ne sente nessun bisogno. Piú tardi, rientrerà dalla sua assistenza notturna; verrà qui a domandarvi la chiave, e troverà di là tutto in ordine, rassettato, con tutti i suoi bisogni prevenuti...
Rosaria. Ah, è comodo per lui.
Totò. Lo faccio con tutto il cuore, credetemi. Per me, mio fratello è tutto! La casa è per lui, non è per me...
Rosaria. Già, perché lei se ne sta tutto il giorno in farmacia...
Τοtò. No, non per questo. Anche lui, poverino, allora, è tutto il giorno in giro per le sue visite... La casa, cara Rosaria, credete a me, non è mai quella che ci facciamo noi e che ci costa tanti pensieri e tante cure. La vera casa, quella di cui sentiamo il sapore quando si dice casa... un sapore che nel ricordo è cosí dolce e cosí angoscioso, la vera casa è quella che altri fece per noi, voglio dire nostro padre, nostra madre, coi loro pensieri e le loro cure. E anche per loro, per nostro padre e nostra madre, la casa, la vera casa per loro qual era? Ma quella dei loro genitori, non già quella ch’essi fecero per noi... È sempre cosí... Oh, ma ecco qua Paolino.
SCENA SECONDA
Paolino e Detti.
Il signor Paolino entrerà precipitosamente dall’uscio a destra. È un uomo sulla trentina, vivacissimo, ma di una vivacità nervosa, che nasce da insofferenza. Tutte le passioni, tutti i moti dell’animo traspajono in lui con una evidenza che avventa. Subitanei scatti e cangiamenti di tono e d’umore. Non ammette repliche e taglia corto.
Paolino (al signor Totò). Carissimo...
E subito, rivolgendosi a Rosaria:
Τοtὸ. Oh! Dio, no, Paolino! non è per questo!
Paolino. Totò, fammi il piacere: non essere ipocrita, oltre che spilorcio!