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686 | maschere nude |
Luca. A nessuno. O insomma, scrivi, sai! A questo solo patto ti risparmio la vita. O scrivi, o t’ammazzo!
Paroni. Bene, bene, scrivo... Detta.
Luca (dettando). «Io qui sottoscritto mi dolgo e mi pento...»
Paroni (ribellandosi). Ma via, di che vuoi che mi penta?
Luca (con un sorriso, puntandogli quasi per gioco l’arma alla tempia). Ah, non ti vorresti nemmeno pentire?
Paroni (scosta un po’ il capo per guardare l’arma, e poi dice): Sentiamo di che cosa mi debbo pentire...
Luca (riprendendo a dettare). «Io qui sottoscritto mi dolgo e mi pento d’aver chiamato imbecille Pulino...»
Paroni. Ah, di questo?
Luca. Di questo. Scrivi: «in presenza dei miei amici e compagni, perché Pulino, prima di uccidersi non era andato a Roma ad ammazzare Mazzarini». Questa è la pura verità. E anzi, lascio che gli avresti pagato il viaggio. Hai scritto?
Paroni (con rassegnazione). Scritto. Avanti...!
Luca (riprendendo a dettare). «Luca Fazio, prima di uccidersi...»
Paroni. Ma che ti vuoi uccidere davvero?
Luca. Questo è affar mio. Scrivi: «prima di uccidersi, è venuto a trovarmi...» vuoi aggiungere, armato di rivoltella?
Paroni (non potendone piú). Ah, sí, questo sí, se permetti!
Luca. Mettilo pure, armato di rivoltella. Tanto, non mi potranno punire per porto d’arma abusivo. Dunque, hai scritto? Seguita: «armato di rivoltella e m’ha detto che, conseguentemente, anch’egli per non essere chiamato imbecille da Mazzarini, o da qualche altro, avrebbe dovuto ammazzar me come un cane».
Aspetta che Paroni finisca di scrivere, poi domanda:
e non l’ha fatto. Non l’ha fatto perché ha avuto schifo.»
Paroni alza il capo e allora subito, intimando:
«schifo e pietà della mia vigliaccheria>».
Paroni. Questo poi...
Luca. È la verità... Perché sono armato, s’intende!
Paroni. No, caro mio: io adesso sto qui a contentarti...
Luca. Va bene, sí, contentami. Hai scritto?