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l'imbecille | 683 |
Paroni. (c. s.). Hai sentito ciò che ho detto di Pulino?
Luca. Sí. E sono qua per questo.
Paroni. Tu lo faresti?
Luca. Ora stesso.
Paroni (esultante). Ah, benissimo!
Luca. Stammi a sentire. Ero con la rivoltella già puntata alla tempia, quand’ecco, sento picchiare all’uscio....
Paroni. Tu, a Roma?
Luca. A Roma. Apro. Sai chi mi vedo davanti? Guido Mazzarini.
Paroni. Lui? A casa tua?
Luca. Mi vide con la rivoltella in pugno e subito, anche dalla mia faccia, comprese che cosa stéssi per fare; mi corse incontro; m’afferrò per le braccia, mi scrollò, mi gridò: «Ma come? cosí ti uccidi? Oh Luca, non ti credevo davvero tanto imbecille! Ma va’... Se vuoi far questo... ti pago io il viaggio... corri a Costanova e ammazzami prima Leopoldo Paroni!».
Paroni (intentissimo finora al truce e strano discorso, con l’animo in subbuglio nella tremenda aspettativa d’una qualche atroce violenza davanti a lui, si sente d’un tratto sciogliere le membra, e apre la bocca a un sorriso squallido, vano)....Scherzi?
Luca (si trae indietro d’un passo; ha come un tiramento convulso in una guancia presso il naso, e dice con la bocca scontorta): No, non scherzo. Mazzarini m’ha pagato il viaggio.
Paroni. A te? che dici?
Luca. Eccomi qua. E ora io, prima ammazzo te, e poi mi ammazzo.
Leva il braccio con l’arma e mira.
Paroni (atterrito, con le mani davanti al volto, cerca di sottrarsi alla mira, gridando): Sei pazzo? No, Luca...! Non scherziamo... Sei pazzo?
Luca (intimando, terribile). Non ti muovere! O tiro davvero, sai?
Paroni (restando come impietrito). Ecco... Ecco...
Luca. Pazzo, eh? Ti sembro pazzo, io? E tu che ora dici pazzo a me, non hai da poco finito di dire imbecille al povero Pulino, perché prima d’impiccarsi, non è andato a Roma ad ammazzare Mazzarini?