Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/696

682 maschere nude


Paroni entra nella sala di redazione, spegne il lume che vi è rimasto acceso, e ritorna, richiudendo l’uscio. Nel frattempo Luca Fazio si sarà alzato in piedi.

Paroni. Ecco fatto. Dunque, che vuoi dirmi?

Luca. Scòstati, scòstati...

Paroni. Perché, scusa? Dici per te o per me?

Luca. Anche per te.

Paroni. Ma io non ho paura!

Luca. Non lo dire troppo presto.

Paroni. Di che si tratta, insomma? Siedi, siedi...

Luca. No, resto in piedi.

Paroni. Torni da Roma?

Luca. Da Roma. Ridotto come mi vedi, avevo qualche migliajo di lire: mi mangiai tutto. Serbai solo quanto poteva bastare per comperarmi

caccia una mano nella tasca della giacca e ne trae una grossa rivoltella

questa rivoltella.

Paroni (alla vista dell’arma in pugno a quell’uomo in quello stato, diventando pallidissimo e levando istintivamente le mani). Oh! che... che è carica?

Notando che Luca esamina l’arma:

Ohè, Luca... è carica?

Luca (frigidamente). Carica.

Poi, guardandolo:

Hai detto che non hai paura.

Paroni. No, ma... se Dio liberi...

E fa per accostarsi come per levargli l’arma.

Luca. Scòstati, e lasciami dire. M’ero chiuso in camera, a Roma, per finirmi.

Paroni. Ma che pazzia!

Luca. Pazzia, sí: la stavo per commettere veramente. E da imbecille, sí, tu hai ragione!

Paroni (lo guarda, poi, con gli occhi brillanti di gioja). Ah, tu forse... tu forse vorresti davvero...?

Luca (subito). Aspetta; vedrai quello che voglio!