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l'imbecille | 679 |
farsi della propria vita e ha deciso di togliersela, prima di togliersela, perdio... Ah il piacere che avrei provato io! dico, di far servire la mia morte almeno a qualche cosa! Scusate: sono malato: domani morrò; c’è un uomo che disonora il mio paese, un uomo che rappresenta per tutti noi un’onta esecrabile, Guido Mazzarini: ebbene, l’ammazzo e poi m’ammazzo! — Ecco come si fa! — E chi non fa cosí è un imbecille!
Terzo redattore. Non ci avrà pensato, poverino!
Paroni. Ma come si fa a non pensarci, vivendo come viveva lui fino a due ore fa, sotto quest’onta che ci schiaccia tutti, qua, che dilania l’onore di tutto un paese e appesta finanche l’aria che respiriamo? Gliel’avrei messa io in mano la rivoltella! Ammazzalo, e poi ammazzati, imbecille!
Rientrano a questo punto esultanti dalla comune gli altri due redattori usciti prima.
Quarto redattore. Tutto finito! Tutto finito!
Quinto redattore. Cacciati via come un branco di pecore a legnate!
Primo redattore (con freddezza). Sono intervenute le guardie?
Quarto redattore. Sí, ma all’ultimo! —
Quinto redattore. Quando già i nostri — magnifici! — bisognava vederli — come tanti leoni — addosso!
Quarto redattore. Legnate da levare il pelo!
Poi, notando che nessuno risponde al suo entusiasmo e a quello del compagno:
Rosa. Il povero Pulino...
Quinto redattore. Che c’entra Pulino?
Primo redattore. S’è impiccato due ore fa!
Quarto redattore. Ah sí? Lulú Pulino? Impiccato?
Quinto redattore. Oh povero Lulú! Eh, sí, lo disse anche a me che voleva finire di patire... S’è troncata l’agonia: ha fatto bene!
Paroni. Doveva far di meglio! Stavamo a dir questo tra noi. Dato che si doveva uccidere per fare un bene a sé, poteva far prima un bene anche agli altri, al suo paese, andando a uccidere a Roma il nemico di tutti, Guido Mazzarini!