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678 | maschere nude |
Rosa (stanca morta, quasi non tirando piú fiato). Oh Dio... Oh Dio mio...
PARONI e gli altri (in ansia, costernatissimi). Cos’è? Cos’è? Che è accaduto?
Rosa. Non sapete nulla?
Paroni. Hanno ucciso qualcuno?
Rosa (guardandoli, come nuova di tutto). No. Dove?
Primo redattore. Come! Non sai che c’è la dimostrazione?
Rosa (c. s.). La dimostrazione? no; non so nulla. Vengo dalla casa del povero Pulino...
Secondo redattore. Ebbene?
Rosa. S’è ucciso!
Primo redattore. S’è ucciso?
Paroni. Pulino?
Terzo redattore. Lulú Pulino, s’è ucciso?
Rosa. Due ore fa. L’hanno trovato in casa che pendeva dall’ansola del lume, in cucina.
Primo redattore. Impiccato?
Rosa. Che spettacolo! Sono andata a vederlo... Nero, con gli occhi e la lingua fuori, le dita raggricchiate... Lungo lungo, là, spenzolante in mezzo alla stanza...
Secondo redattore. Oh guarda, povero Pulino!
Primo redattore. Era già spacciato, poveretto: agli estremi.
Terzo redattore. Ma una fine cosí!
Secondo redattore. S’è levato di patire, dopo tutto!
Primo redattore. Non si reggeva piú neanche sulle gambe...
Paroni. Ma io dico, scusate, quando uno non sa piú che farsi della propria vita, è da imbecille —
Primo redattore. — che cosa? —
Secondo redattore. — uccidersi? —
Terzo redattore. — e perché, da imbecille? —
Primo redattore. — se aveva ormai i giorni contati! —
Secondo redattore. — che vita era piú la sua? —
Paroni. — appunto! appunto! — Perdio, gliel’avrei pagato io, il viaggio! —
Terzo redattore. — il viaggio? —
Primo redattore. — ma che dici? —
Secondo redattore. — per l’altro mondo? —
Paroni. — no: fino a Roma: il viaggio fino a Roma: vi dico che gliel’avrei pagato io! — Quando uno non sa piú che