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Commesso viaggiatore (alla voce, con un soprassalto). Ah! scusi. Lei è il signor Paroni?

Luca (c. s.). Di là! di là!

Indica l’uscio a vetri.

Commesso viaggiatore. Posso entrare?

Luca (infastidito). Lo domanda a me? Entri, se vuole.

Il Commesso Viaggiatore si avvia verso l’uscio in fondo, ma prima d’arrivarci scoppia di nuovo un tumulto di voci nella sala di redazione, a cui fa eco un altro tumulto lontano, d’una dimostrazione popolare, la quale si suppone che attraversi di corsa la piazza vicina. Il Commesso Viaggiatore si arresta, stordito.

Voci confuse (dalla sala di redazione). Ecco, ecco, udite? — La dimostrazione! La dimostrazione! Miserabili! — I cappadoniani!

Primo redattore. Gridano: «Viva Cappadona!». Ve lo dicevo io?

Paroni (con un gran pugno sulla tavola, urlando). E io ti dico che bisogna ammazzare Guido Mazzarini! Che m’importa di Cappadona?

Il tumulto della piazza copre per un momento le grida della sala di redazione. I dimostranti, in gran numero, passando di corsa, gridano: «Viva Cappadonal Abbasso il Regio Commissario!». Appena il tumulto s’allontana, si riodono le grida della sala di redazione: «Cani! Cani! Nemici del Paese! Cappadona paga!» e all’improvviso, due redattori in gran furia, coi cappelli in capo e armati di bastone, aprono l’uscio a vetri e si precipitano verso la comune per correre dietro alla dimostrazione.

Secondo redattore (correndo, fremente). Miserabili! Miserabili!

Via.

Terzo redattore (trovandosi davanti il Commesso Viaggiatore, gli urla in faccia): Osano gridare «Viva Cappadona!».

Via.