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A sedere e coi piedi tirati sul divanaccio, le spalle appoggiate al cuscino e sulle spalle un grigio scialle di lana, Luca Fazio, immobile, avrà un berretto da viaggio in capo, dalla larga visiera calata fin sul naso. In una delle mani, quasi ischeletrite e nascoste sotto lo scialle, un fazzoletto appallottolato. Ha 26 anni. Quando si farà luce nello scrittojo, mostrerà la faccia smunta, gialla, cadaverica, su cui è ricresciuta, rada rada qua e là, una barbettina da malato, sotto i biondi baffetti squallidi, spioventi. Di tratto in tratto, otturandosi la bocca con quel fazzoletto appallottolato, combatterà con una tosse profonda che gli ruglia nel petto. Dall’uscio a vetri illuminato si udranno per qualche minuto le grida scomposte di Paroni e dei redattori della «Vedetta».

Paroni (dall’interno). Vi dico che bisogna attaccarlo a fondo!

Voci confuse. Sí, sí bravo! Attaccarlo! — Benissimo! — A fondo! — Ma no! — Niente affatto!

Primo redattore (piú forte degli altri). Cosí farete il giuoco di Cappadona!

Voci confuse. È vero! È vero! — Dei monarchici! — Ma chi lo dice? — No! No!

Paroni (tuonando). Nessuno potrà crederlo! Noi seguiamo la nostra linea di condotta! Lo attacchiamo in nome dei nostri principii! E basta cosíl Lasciatemi scrivere!

Si fa silenzio. Luca Fazio non s’è mosso. La comune a sinistra si schiude un poco e una voce domanda: «È permesso?». Luca Fazio non risponde. Poco dopo, la voce ridomanda: «È permesso? », e sifa avanti, perplesso, il Commesso Viaggiatore, sui 40 anni, piemontese.

Commesso viaggiatore. Non c’è nessuno?

Luca (senza scomporsi, con voce cavernosa). Sono di là.