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il piacere dell’onestà 651


male! E se lei può rivolgergli con tanta fierezza codesta domanda, guardi che non lui, ma io debbo sentirmi mancare perché vuol dire che veramente la condizione di quest’uomo s’è fatta intollerabile. E se si è fatta intollerabile la sua, diventa, per conseguenza, intollerabile la mia!

Agata. Perché, la vostra?

Baldovino (le volgerà un rapido sguardo di profonda intensità e subito abbasserà gli occhi, turbato, come smarrito). Ma perché... se io divento uomo davanti a lei... io... io... non potrei piú... — ah, signora... m’avverrebbe la cosa piú trista che si possa dare: quella di non potere piú alzar gli occhi a sostenere lo sguardo degli altri...

Si passerà una mano sugli occhi, sulla fronte, per riprendersi:

No... via, via... Qua bisogna venir subito a una risoluzione!

Amaramente:

Ho potuto pensare che mi sarei presa oggi la soddisfazione di trattare come ragazzini questi signori consiglieri, questo Marchetto Fongi, e anche voi, marchese, che v’eravate fatta l’illusione di prendere al laccio, cosí, uno come me! Ma ora penso che se avete potuto ricorrere a codesto mezzo, di denunziarmi come ladro, per vincere il ritegno di lei

indicherà Agata

senza neppur considerare che questa vergogna di cacciarmi di qua come un ladro, di fronte a cinque estranei, si sarebbe rovesciata sul bambino appena nato... — eh, penso che dev’essere ben altro il piacere, per me, dell’onestà!

Porgerà a Fabio i cartoncini che ha mostrato.

Ecco qua a lei, signor marchese!

Fabio. Che volete che me ne faccia?

Baldovino. Li laceri: sono l’unica prova per me! Il danaro è in cassa, fino all’ultimo centesimo.

Lo guarderà fermo negli occhi; poi, con forza e con durezza sprezzante:

Ma bisogna che lo rubi lei!

Fabio (rivoltandosi come sferzato in faccia). Io?

Baldovino. Lei, lei, lei.