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648 | maschere nude |
Agata (subito, fiera). — che sa?
Fabio. Vedi? vedi? Tu tieni a lui! che egli sappia che tra noi non c’è piú nulla da allora!
Agata. Io tengo a me!
Fabio. No! a luil a lui!
Agata. Io non posso tollerare per me stessa ch’egli supponga altrimenti!
Fabio. Ma sí, per la stima di lui, che desideri! Come se egli non si fosse prestato a questo patto tra noi!
Agata. Dire cosí, per me, non significa altro — se mai — che la vergogna sua dovrebbe essere anche la nostra. — Tu la vorresti per lui. Io non la voglio per me!
Fabio. Ma io voglio quello che è mio! quello che dovrebbe esser mio ancora, Agata! — Te... te... te...
La afferrerà, freneticamente, per stringerla a sé.
Agata (reluttando, senza cedere minimamente). No... no... via! lasciami andare! Te l’ho detto: — non sarà mai, non sarà piú, se tu prima non riuscirai a cacciarlo...
Fabio (senza lasciarla, con foga crescente). Ma sarà oggi stesso! Lo caccerò via come un ladro, oggi, oggi stesso!
Agata (stupita, senza piú forza di resistere). Come un ladro?
Fabio (stringendola a sé). Si... sí... come un ladro! come un ladro! C’è cascato! Ha rubato!
Agata. Ne sei certo?
Fabio. Ma sí! Ha già piú di trecento mila lire in tasca! Lo cacceremo via oggi stesso! E tu tornerai mia, mia, mia...
SCENA UNDECIMA
Baldovino, Detti.
S’apre l’uscio a sinistra e ne uscirà col cappello a stajo in capo Baldovino. Scoprendo i due abbracciati, subito si fermerà, sorpreso.
Baldovino. Oh! — Chiedo scusa...
Poi con severità attenuata da un sorriso di finissima arguzia: