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il piacere dell’onestà | 647 |
Parroco. Ma se la signora stessa decide cosí...
Agata. Sí, signor Parroco: decido cosí.
Parroco. E allora, sta bene. — La chiesa è qui: non hanno che da farmi avvertire. — La ossequio, signora.
Alla signora Maddalena:
Maddalena. L’accompagno.
Parroco. Non s’incomodi, prego... — Signor marchese...
Fabio. La riverisco.
Parroco (a Maddalena). Non s’incomodi, signora.
Maddalena. Ma no... prego, prego...
Via per la comune il Parroco e la signora Maddalena.
SCENA DECIMA
Agata, Fabio.
Agata, pallidissima, fa per ritirarsi per l’uscio a destra. Fabio, tutto fremente, le si appresserà e le parlerà a voce bassa, concitatamente:
Fabio. Agata, in nome di Dio, non spingere fino all’estremo la mia pazienza!
Agata. Basta,
indicherà austeramente, piú col capo che con la mano l’uscio a sinistra
Fabio. Ancora... ancora come vuol lui?
Agata. Se come vuol lui, ancora una volta è giusto...
Fabio. Tutto, tutto è stato giusto per te, ciò che lui ha detto fin dal primo giorno che ci fu messo tra i piedi!
Agata. Non ritorniamo adesso a discutere su ciò che fu stabilito allora, d’accordo!
Fabio. Ma perché vedo che sei tu, ora, tu! Tutto è stato per te vincere l’orrore della prima impressione! Potesti vincerlo ascoltando, non vista, le sue parole — e ora, eccoti: puoi star tranquilla, cosí, a quanto si stabilí allora e che io accettai solamente per tranquillar te! Sei tu, ora, sei tu! Perché lui sa —