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Maurizio. Ne sei il consigliere delegato?
Baldovino. Fa ottimi affari per questo.
Maurizio. Già, già, ho saputo! E vorrei entrarci anch’io; ma... dicono che sei d’un rigore spaventoso!
Baldovino. Sfido! — Non rubo...
Gli s’appressa, gli posa le mani su ambo le braccia.
Sai, per le mani, centinaja di migliaja. Poterle considerare come carta straccia; non sentirne piú bisogno, minimamente —
Maurizio. — eh, per te dev’essere un gran piacere —
Baldovino. — divino! — E nessun colpo fallito, sai! — Ma si lavora, si lavora! — E bisogna che tutti mi seguano!
Maurizio. Già... è questo...
Baldovino. Si lamentano, eh? Di’ un po’: strillano? mordono il freno?
Maurizio. Dicono... dicono che potresti essere un po’ meno... meticoloso, ecco!
Baldovino. Eh, lo so! — Li soffoco! Soffoco tutti quanti. Chiunque mi s’accosti! — Ma tu lo capisci: non posso farne a meno! — Da dieci mesi non sono piú un uomo!
Maurizio. No? E che sei?
Baldovino. Ma te l’ho detto: quasi una divinità! — Potresti intenderlo! — Non ho corpo se non per l’apparenza. Sto tuffato in mezzo alle cifre, alle speculazioni; ma sono per gli altri; non c’è — e voglio che non ci sia — un centesimo di mio! Sto qua, in questa bella casa, e quasi non vedo e non sento e non tocco nulla. Mi meraviglio io stesso talvolta d’udire il suono della mia voce, il rumore dei miei passi; d’avvertire che ho bisogno anch’io di bere un bicchier d’acqua o di riposarmi. — Vivo, capisci? de-li-zi-o-samen-te, nell’assoluto di una pura forma astratta!
Maurizio. Dovresti sentire un po’ di compassione per i poveri mortali!
Baldovino. La sento; ma non posso fare altrimenti. Lo dissi però, glielo feci bene osservare avanti, a tuo cugino il marchese! Io sto ai patti.
Maurizio. Ma tu ci provi anche un diabolico gusto!
Baldovino. Non diabolico, no! Sospeso nell’aria, mi sono