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il piacere dell’onestà | 629 |
vare, signor marchese, non sono soltanto per gli altri! Ce ne sarà una, qua, anche per voi! una che voi stessi avrete voluta e a cui io appunto dovrei dar corpo: la vostra onestà. - Ci pensa lei? Badi che non è facile!
Fabio. Ma se lei sa!
Baldovino. Appunto perché so! - Parlo contro il mio interesse; ma non posso farne a meno. — La consiglio di rifletter bene, signor marchese!
Pausa. Fabio si alza e si mette a passeggiare concitatamente, costernato. Si alza anche Baldovino e aspetta.
Fabio (passeggiando). Certo che... comprenderà che... se io...
Baldovino. Ma sí, creda, sarà bene che lei ci rifletta ancora un poco, su quanto le ho detto, e lo riferisca se crede anche alla signorina.
Guarda appena verso l’uscio a destra.
Fabio (voltandosi di scatto, con ira). Che cosa crede?
Baldovino (calmissimo, triste). Oh... sarebbe in fondo naturalissimo. — Io mi ritiro. — Mi comunicherà, o mi farà comunicare all’albergo le sue decisioni.
Fa per avviarsi: si volta.
Fabio. Ci conto.
Baldovino (lento, grave). Sono carico, per conto mio, di ben altre colpe; e qui, per me, non c’è colpa, ma solo una sventura. - Qualunque sia la decisione, sappia che resterò sempre gratissimo - in segreto — al mio antico compagno di collegio, d’avermi stimato degno d’accostarmi onesta mente a questa sventura.
Si inchina.
TELA