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il piacere dell’onestà | 617 |
Fabio. Se n’è servito male — sembra!
Maurizio. Malissimo, malissimo. Fin da ragazzo. Fummo compagni di collegio, te l’ho detto. Col suo ingegno poteva arrivare dove voleva. Studiò sempre quel che gli piacque, quel che poteva servirgli meno. E dice che l’educazione è la nemica della saggezza, perché l’educazione rende necessarie tante cose, di cui, per esser saggi, si dovrebbe fare a meno. Ebbe un’educazione da gran signore: gusti, abitudini, ambizioni, vizii anche... Poi i casi della vita... il crollo finanziario del padre... e... — non c’è da farsene meraviglia!
Fabio (riprendendo a passeggiare per la stanza). È... è anche un bell’uomo, hai detto?
Maurizio. Sí, di bella presenza. Che cos’è?
Ride.
Fabio. Ma fa’ il piacere! Vedo... vedo del... superfluo, ecco! Ingegno, cultura —
Maurizio. — filosofica! Non mi sembra che sia superflua al caso.
Fabio. Maurizio, perdio, non scherzare! Io sono sulla brace! Avrei voluto di meno, ecco! Un uomo modesto, da bene —
Maurizio. — che si scoprisse subito? che non avesse l’apparenza conveniente? Ma scusa! Bisognava anche tener conto della casa in cui deve entrare... Un uomo mediocre, non piú giovane, avrebbe dato sospetto... Ci voleva un uomo di merito, che ispirasse rispetto e considerazione... tale, insomma, che domani la gente si possa spiegare la ragione per cui la signorina Renni ha potuto accettarlo... E io sono sicuro che —
Fabio. — che? —
Maurizio. — che lo accetterà — non solo — ma mi ringrazierà un po’ meglio, almeno, di come stai facendo tu!
Fabio. Sí! Ti ringrazierà... Se la sentissi! — Gli hai detto che si deve fare al piú presto?
Maurizio. Ma sí! Vedrai che saprà subito entrare in confidenza —