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il giuoco delle parti | 601 |
Leone. Non per me, cara, per te!
Silia. Per me? Oh Dio! Per me, dici? Ah! Tu hai fatto questo? Tu hai fatto questo?
Leone (venendole sopra con l’aria e l’impero e lo sdegno di fierissimo giudice). Io, ho fatto questo? Tu hai l’impudenza di dirmi che l’ho fatto io?
Silia. Ma tu te ne sei approfittato!
Leone (a gran voce). Io vi ho puniti!
Silia (quasi mordendolo). Svergognandoti però!
Leone (che l’ha presa per un braccio, respingendola lontano). Ma se la mia vergogna sei tu!
Silia (farneticando, andando diqua e di là per la stanza). Oh Dio! intanto... Ah Dio, che cosa... È orribile... Si batte qua sotto? A quelle condizioni... E le ha volute lui!... Ah, è perfetto!... E lui,
indica il marito
Cerca una finestra.
Leone. Sai, è inutile: non ci sono finestre che dànno sugli orti. O scendi giú, o te ne sali sui tetti... da questa parte...
Indica di su l’uscio comune.
A questo punto sopravviene pallido come un morto e tutto stravolto il dottor Spiga, entra a precipizio con grottesca scompostezza; si avventa su i suoi strumenti chirurgici preparati sul tavolino; li arrotola in gran furia dentro la tovaglia stesa, e scappa via a gambe levate, senza dir nulla.
Silia. Ah, dottore... lei?... Dica... dica... che è stato?
Con un gran grido:
Non credendo a se stessa:
Gli corre appresso: