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il giuoco delle parti 595


Spiga. Caro mio, armi, non si sa mai! Ho portato questi altri strumentini qua... per l’estrazione... Esploratore... specillo di Nélaton... tirapalle a forbice. Oh, guarda, modello inglese, bellissimo! Oh, e gli aghi?

Cerca nella borsa:

Ah, eccoli qua... Mi pare che ci sia tutto.

Guarda l’orologio.

Sono le sei e venticinque, sai? A momenti i padrini saranno qua.

Filippo. E che me n’importa?

Spiga. Ma non dico per te. Lo so che a te non te ne importa. Dico per lui. Se non s’è ancora svegliato.

Filippo. Questa non è l’ora sua.

Spiga. E che vorresti tenerlo in orario anche oggi? Se è puntato per le sette!

Filippo. Vuol dire che ci penserà lui a svegliarsi, ad alzarsi, a vestirsi... Forse si sarà già alzato.

Spiga. Potresti andare a vedere!

Filippo. Non vado a vedere un corno! Io sono il suo orologio delle giornate solite, e non mi metto né in anticipazione né in ritardo d’un minuto. Sveglia: alle sette e mezzo!

Spiga. Ma non sai che alle sette e mezzo, oggi, Dio liberi, potrebbe esser morto?

Filippo. E alle otto gli porto la colazione!

Si sente sonare alla porta.

Spiga. Ecco, vedi? Saranno i padrini.

Filippo va ad aprire e rientra poco dopo con Guido Venanzi e Barelli.

SCENA SECONDA

Spiga, Filippo, Guido, Barelli.

Guido (entrando). Oh, caro dottore...

Barelli (c. s.). Buon giorno, dottore.

Spiga. Buon giorno, buon giorno.

Guido. Ci siamo?

Spiga. Io per me, prontissimo.