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perché mi vedo come tale in questa parte che mi sono imposta verso i miei sentimenti; e ti giuro che qualche volta mi verrebbe voglia di farmi sbranare da una di queste belve... anche da te, che ora mi guardi cosí mansueta e pentita... Ma no! perché, credi: è tutto un giuoco. E questo sarebbe l’ultimo e toglierebbe per sempre il gusto di tutti gli altri. No, no... Vai, vai...

Silia (esitante, quasi offrendosi). Vuoi che... rimanga?

Trema.

Leone. Tu?

Silia. O vuoi che torni stasera, quando tutti se ne saranno andati?

Leone. Ah... no, cara. Tutta la mia forza, allora...

Silia. Ma no, per starti vicina... per assisterti...

Leone. Dormirò, cara. Stai pur sicura ch’io dormirò. E al mio solito, sai? senza sogni.

Silia (con profondo rammarico). Per questo, vedi, non è possibile! Tu non lo crederai; ma a letto, il mio vero amore è il sonno, che mi fa subito sognare!

Leone. Ah, lo credo, lo credo...

Silia. Ma non m’avviene mai! Non dormo! E figúrati questa notte!

Staccando:

Basta, sarò qui domattina.

Leone. Ah no, no! Non voglio, sai: non voglio!

Silia. Vorresti impedirmelo? Tu scherzi!

Leone. Te l’impedisco! Non voglio, ti dico!

Silia. È inutile, sai? Verrò.

Leone. Fa’ come vuoi...

A questo punto entra Filippo dall’uscio a sinistra col vassojo della colazione.

Filippo (con voce cupa, sgarbata, imperiosa). Oh! è ora.

Silia (salutando con passione). A domattina.

Leone (remissivo). A domattina...

Silia via. Leone resta un po’ assorto a pensare, poi si volta e s’incammina per sedere a tavola.


TELA