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il giuoco delle parti | 587 |
s’è saputo (e qui la signora può dirlo; ma me l’ha confessato lui stesso del resto) s’è saputo, capisci? che lui era là... là... a visita... E non ha impedito! trattenuto forse da... non so... non credo screzii, no, ma gelosie, ecco, di sala d’armi, col Miglioriti. Signori miei, si nasconde; non impedisce; non soffoca lo sconcio scandalo... (perché erano proprio ubriachi) e per giunta, ora va lí a sfidare... Cose... cose incredibili! Io... io per me... non so piú dove sono!
Spiga (a Leone). Senti, caro... potrei...
Leone (con uno scatto). Abbi pazienza, amico mio!
Spiga. No... dico... poiché si deve far qui vicino...
Barelli. Qua sotto, sí: domattina alle sette. Guarda: ho portato qui due spade...
Leone (subito, fingendo di non comprendere). Te le devo pagare?
Barelli. Ma no, che pagare! Sono le mie... Voglio insegnarti un po’... farti provare...
Leone (calmo). A me?
Barelli. E a chi? a me?
Leone (ridendo). No, no, no, no, grazie. Non ce n’è bisogno!
Barelli. Come non ce n’è bisogno, scusa?
Prende una delle spade.
Scommetto che tu non l’hai mai neppur veduta, una spada... come s’impugna...
Silia (tremando alla vista dell’arma impugnata). Per carità... per carità...
Leone (forte). Basta, Barelli. Mi pare che voglia scherzare anche tu, ora.
Barelli. Ma io non scherzo nient’affatto! Bisogna che almeno tu impari a tenerla...
Leone. E io ti dico basta!
Reciso:
Barelli. Ma sí, è bene... è bene sopratutto che tu stia tranquillo.
Leone. Non dubitare che ci starò; però tutto questo ormai dura da troppo; ho bisogno di respirare un po’, ecco. Se tu vuoi scherzare con quei gingilli là, stasera, quando verrà Venanzi, ci scherzerete un po’ tra voi due che siete cosí