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Leone. — che toccava a me, senza dubbio. Hanno insultato mia moglie.

Spiga. Ah, scusi, signora... Non voglio intromettermi...

A Leone:

Ma è che io, capisci? io... io non ho mai assistito a un duello...

Leone. Oh, neanche io. Siamo pari. Vuol dire che assisterai a una cosa nuova.

Spiga. Già, ma... dico per... per le formalità, capisci? Come... come dovrei vestirmi, per esempio?

Leone (ridendo). Ah, ora capisco! Lo domandavi a Socrate?

Spiga. M’ha detto nudo. Non vorrei far cattiva figura...

Leone. Povero amico mio! Ma non lo so neanche io come si vestano i medici che assistono ai duelli. Lo domanderemo a Venanzi, non temere.

Spiga. E... debbo portare i ferri, è vero?

Rientra in iscena Filippo.

Leone. Certo.

Spiga. È a... a condizioni gravi, mi ha detto.

Leone. Pare.

Spiga. Spada?

Leone. Pare.

Spiga. Basterà portar la borsetta?

Leone. Senti: si farà qua sotto, dove sono gli orti. Ti sarà facile portare tutto ciò che ti occorrerà.

Spiga. Ah! bene! Ah, benone! Se si fa qua sotto...

Si sente sonare il campanello alla porta. Filippo va ad aprire.

Silia. Sarà lui? Possibile, cosí presto?

Spiga. Lui, Venanzi? Ah bravo... Cosí domanderò...

Filippo riattraversa in senso inverso la scena per rientrare in cucina.

Leone (a Filippo). Chi era?

Filippo (forte, asciutto, sgarbato). Non lo so! Un signore con le sciabole. Eccolo!

Rientra in cucina.