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il giuoco delle parti | 583 |
Leone. Tu hai detto a lui, e mi pare che abbia detto bene, che è questione di suscettibilità.
Silia. Forse avrò un po’ esagerato, ma per causa sua!
Leone. Eh già; perché negava.
Silia. E appunto per questo nella mia esagerazione non doveva poi trovare il pretesto, mi pare, per esagerare anche lui!
Leone. Ma! L’hai un po’ punto... Anche per lui, questione di suscettibilità. Avete esagerato un poco tutti e due, ecco.
Silia (dopo una pausa lo guarda, stupita). E tu, indifferente?
Leone. Permetterai ch’io mi difenda come so e posso.
Silia. Credi che codesta indifferenza ti possa giovare?
Leone. Eh! altro!
Silia. Se è un cosí bravo spadaccino!
Leone. Per lui, per il signor Guido Venanzi! Per me che vuoi che sia?
Silia. Se non sai neppure tenere in mano una spada...
Leone. Non mi serve. Mi basterà, stai sicura, questa indifferenza, per aver coraggio, non già davanti a un uomo, che è nulla; ma davanti a tutti e sempre. Vivo in tal clima, cara, che posso non curarmi di niente; della morte come della vita. Figúrati poi del ridicolo degli uomini e dei loro meschini giudizii. Non temere. Ho capito il giuoco.
SCENA SETTIMA
Detti, il dottor Spiga e la Voce di Socrate.
Dall’interno della cucina, a questo punto prorompe
La voce di Socrate. Ma andateci nudo!
Spiga (venendo fuori dall’uscio a sinistra). Ma che nudo! Costui è un energumeno! Scusate... scusi tanto, signora...
Leone (ridendo). Che cos’è?
Spiga. Ma come? Un duello, davvero? Tu?
Leone. Non ti sembra verosimile?
Spiga (guarda, impacciato, Silia). Ma... no, dico... scusi, signora... È che io... non so che diavolo m’ha detto quello lí... Tu hai mandato a sfidare?
Leone. Sí, sí.
Spiga. Perché hai riconosciuto —