Pagina:Pirandello - Maschere nude, Volume I - Verona, Mondadori, 1965.djvu/583


SCENA PRIMA

Leone Gala, Guido Venanzi, Filippo detto Socrate.

Al levarsi della tela, Leone Gala, con berretto da cuoco e grembiule, è intento a sbattere con un mestolino di legno un uovo in una ciotola. Filippo ne sbatte un altro, parato anche lui da cuoco. Guido Venanzi ascolta, seduto.

Leone (a Guido alludendo a Filippo). Ecco, sí: potrebbe anche essere il mio diavolo...

Filippo (burbero, seccato). Il diavolo che vi porti!

Leone. Impreca. E ora non posso piú dire...

Filippo. Ma che volete dire? Statevi zitto!

Guido. Che siete Socrate, invece.

Filippo (a Leone). Con codesto Socrate voi dovete finirla! Perché io non lo conosco!

Leone. Come! Non lo conosci?

Filippo. Nossignore. E non voglio averci da fare. Badate all’uovo!

Leone. Ci bado, ci bado...

Filippo. E come lo girate?

Leone. Che cosa?

Filippo. Il mestolo! il mestolo!

Leone. Eh, per il suo verso, non dubitare!

Filippo. Avvelenerete codesto signore, a colazione, ve lo dico io, se seguitate a chiacchierare.

Guido. No, che! Mi diverto tanto!

Leone. Gli faccio un po’ di vuoto per aprirgli l’appetito.

Filippo. Insomma, mi disturbate!

Leone. Ah, cosí dovevi dire!

Filippo. Sissignore, sissignore... E che fate adesso?

Leone. Che faccio?

Filippo. Ma seguitate a sbattere, perdio! Non bisogna allentare un momento!

Leone. Ecco, ecco.

Filippo. È possibile che io debba avere gli occhi a quel che