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556 | maschere nude |
SCENA QUARTA
Detti, meno Leone.
Silia. Pagherei la mia stessa vita, perché qualcuno lo ammazzasse!
Guido. Perdio, in testa glielo voglio tirare!
Corre verso la finestra a sinistra.
Silia (ridendo). Da’, da’... sí! glielo tiro io... glielo tiro io...
Guido (dandole il guscio, o piuttosto, lasciandoselo prendere). Ma saprai coglierlo?
Silia. Sí... da’ qua!
Si fa alla finestra, si sporge a guardare, attenta e pronta a tirare il guscio:
Come esce dal portone...
Guido (I). Attenta... attenta...
Silia (lancia ilguscio; e subito, ritraendosi con un grido). Oh Dio!
Guido. Che hai fatto?
Silia. Dio mio...
Guido. Hai colto un altro?
Silia. Sí..., ma perché, con l’aria, a un certo punto ha deviato...
Guido. Sfido! Vuoto... Bisognava saperlo tirare...
Silia. Salgono!
Guido. Chi?
Silia. Era un crocchio di quattro signori... presso il portone... Come lui è uscito, sono entrati... Forse inquilini.
Guido. Eh via, dopo tutto...
Profittando dello smarrimento di lei, la abbraccia.
Silia. M’è parso che sia caduto addosso a uno...
Guido. Ma che vuoi che gli abbia fatto? Un guscio vuoto... Non pensarci piú!...
Ricordandosi di ciò che ha detto Leone, ma appassionatamente, senza caricatura:
Ah cara! Tu mi sembri una bambina...
Silia (stordita). Che dici?
Guido. Sí, sí... e ti voglio cosí... devi essere cosí...
Silia (scoppiando a ridere). Ah! ah! ah! Come diceva lui!