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554 | maschere nude |
Guido. Ma perché un uovo fresco, scusa?
Leone. Per darti una nuova immagine dei casi e dei concetti. Se non sei pronto a ghermirlo, te ne lascerai cogliere o lo lascerai cadere. Nell’un caso e nell’altro, ti si squacquererà davanti o addosso. Se sei pronto, lo prendi, lo fori, e te lo bevi. Che ti resta in mano?
Guido. Il guscio vuoto.
Leone. E questo è il concetto! Lo infilzi nel pernio del tuo spillo e ti diverti a farlo girare, o, lieve lieve ormai, te lo giuochi come una palla di celluloide, da una mano all’altra: là, là e là... poi: paf! lo schiacci tra le mani e lo butti via.
A questo punto, all’improvviso, scoppia dal salotto da pranzo una gran risata di Silia.
Silia (riparata dietro la banda della vetrata rimasta chiusa). Ah! ah! ah! Ma non sono mica un guscio vuoto, io, nelle tue mani!
Leone (subito, voltandosi e appressandosi alla vetrata). Oh no! E tu non mi vieni piú addosso, cara, perché io ti prenda, ti fori, e ti beva!
Finisce appena di dir questo, che Silia, senza mostrarsi, gli chiude in faccia l’altra mezza vetrata. Leone resta un po’ lí a tentennare il capo; poi riviene avanti, rivolto a Guido:
Ecco un grande svantaggio per me, mio caro. Era una straordinaria scuola d’esperienza per me. È venuta a mancarmi.
Alludendo a Silia di là:
Guido (assorto, senza rifletterci, tentenna il capo anche lui, malinconicamente).
Leone. Approvi?
Guido (riprendendosi). Eh!... sí... perché... è proprio cosí!
Leone. E forse tu non sai tutta la ricchezza che è in lei... certe cose che ha, che non parrebbero sue, non perché non siano, ma perché tu non vi badi, perché tu la vedi sempre e solamente a quel modo che per te è il vero suo.