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il giuoco delle parti 551


di cucina (cose, come sai, per me inseparabili). Ma capisco che è inutile: nominalmente, la parte assegnatami da un fatto che non si può distruggere, resta: sono il marito. Anche di questo, forse, si dovrebbe tenere un po’ di conto. Mah! Sai come sono i ciechi, mio caro?

Guido. I ciechi?

Leone. Non sono mai accanto alle cose. Di’ a un cieco, che vada cercando a tasto una cosa: L’hai costí accanto! le si volta subito contro. E cosí è quella benedetta donna! Mai accanto; sempre contro!

Pausa; guarda verso la vetrata; poi:

Pare che non voglia venire...

Cava l’orologio dal taschino; vede che la mezz’ora non è ancora passata; lo ripone.

Non sai, se avesse in mente di dirmi qualche cosa?

Guido. No... niente, mi pare...

Leone. E allora, il gusto di...

Compie la frase in un gesto che significa: «noi due».

Guido (non comprendendo). Come dici?

Leone. Sí, il gusto di tener noi due cosí, uno di fronte all’altro...

Guido. Forse suppone che io —

Leone. — te ne sii già andato?

Fa segno di no col dito.

Entrerebbe.

Guido (facendo atto d’andarsene). Ah, ma allora...

Leone (subito trattenendolo). No, ti prego. Vado via io a momenti. Se sai che non aveva nulla da dirmi...

Pausa. Alzandosi:

Ah, triste cosa, caro mio, quando uno ha capito il giuoco.

Guido. Che giuoco?

Leone. Mah... anche questo qua. Tutto il giuoco! Quello della vita.

Guido. Tu l’hai capito?

Leone. Da un pezzo. E anche il rimedio per salvarsi.

Guido. Se tu me l’insegnassi!