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548 | maschere nude |
Guido (correndo a trattenerla). No... per carità... Sei pazza?... Ma che dirà?
Silia. Che vuoi che dica?
Guido. No... senti... È tardi...
Silia. Tanto meglio!
Guido. Ma no! no, Silia! Tu vuoi proprio cimentarlo... È una pazzia!
Silia (svincolandosi). Non voglio vederlo!
Guido. Ma nemmeno io, scusa!
Silia. Lo riceverai tu.
Guido. Ah no, grazie! Non mi faccio trovare nemmeno io, sai!
Silia si ritira per l’uscio a destra, e contemporaneamente Guido scappa nel salotto da pranzo, richiudendo la vetrata.
SCENA TERZA
Leone Gala, poi Guido Venanzi, infine SILIA.
Leone (dietro l’uscio a sinistra). Permesso?
Aprendo l’uscio e sporgendo il capo:
S’interrompe, vedendo che non c’è nessuno.
Guarda intorno
Cancella subito dal viso la sorpresa; cava dal taschino l’orologio; lo guarda; si reca verso la mensola del camino; apre il vetro del quadrante dell’orologio di bronzo e aggiusta le lancette fino a far scoccare dalla soneria due tocchi: si rimette nel taschino l’orologio e va a sedere placido, impassibile, in attesa che passi la mezz’ora del patto.
Dopo una breve pausa si ode dall’interno del salotto da pranzo, attraverso la vetrata, un bisbiglio confuso. È Silia che spinge di là Guido a entrare nel salotto. Leone non si volta nemmeno a guardare verso la vetrata. Poco dopo, una banda di questa si apre, e Guido vien fuori.