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il giuoco delle parti 547


della sua voce che mi dà ai nervi... e posso anche godere del fastidio che gli ho cagionato, d’esser salito per nulla.

Guido. Non credo.

Silia. Che cosa non credi?

Guido. Che sia capace di provar fastidio.

Silia. Ah, lo sai dire? Ma è questo! Io rimango per ore e ore schiacciata dal pensiero che un uomo come quello puó esistere, quasi fuori della vita e come un incubo sulla vita degli altri. Guarda tutti dall’alto, lui, vestito da cuoco, da cuoco, signori miei! Guarda e capisce tutto, punto per punto, ogni mossa, ogni gesto, facendoti prevedere con lo sguardo l’atto che or ora farai, cosí che tu, sapendolo, non provi piú nessun gusto a farlo. M’ha paralizzata, quest’uomo! Io non ho piú in me che un pensiero che farnetica di continuo! come levarmelo davanti; come liberarne, non me soltanto, ma tutti.

Guido. Oh va’!

Silia. Ti giuro!

Si sente picchiare alla comune.

SCENA SECONDA

Clara, Detti.


Clara. Permesso?

Silia. Avanti.

Clara (presentandosi sull’uscio). Il signore ha sonato dal cortile.

Silia. Ah, eccolo!

Clara (seguitando). Vuol sapere se non c’è nulla di nuovo.

Silia. Sí. Digli che salga! Digli che salga!

Clara. Subito.

Esce.

Guido. Ma perché, scusa, giusto questa sera che ci sono io?

Silia. Appunto per questo!

Guido. No!

Silia. Sí! Per punirti d’esser venuto! E te lo lascio qua... Io mi ritiro...

S’avvia per l’uscio a destra.