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il giuoco delle parti 545


Silia. Presto? un’eternità!

Guido. E allora dici che, nella tua vita, io, non ci sono.

Silia (infastidita). Oh Dio, Guido, per carità...

Guido. T’ho aspettata ogni giorno! Non ti fai piú vedere...

Silia. Ma che vuoi vedere! Non vedi come sono?

Guido. Perché non sai tu stessa quello che vuoi... e invochi, cosí, senza saper quale, una speranza che t’apra uno spiraglio nell’avvenire.

Silia. Già, perché, secondo te, dovrei andarci con un filo tra le dita, io, verso l’avvenire, a prender le misure: tanto posso volerlo, e di piú no: come per i mobili, quando si va in una casa nuova.

Guido. Se ti fa piacere credermi un pedante...

Silia. Ma sí, caro! Mi sembra uno sbadiglio tutto quello che mi dici.

Guido. Grazie.

Silia. Vorresti farmi capire che ho avuto tutto quello che potevo volere, e che ora smanio cosí (lo dici tu) perché vorrei l’impossibile, è vero? Non è saggio. Eh, lo so... Ma che vuoi farci? Voglio l’impossibile!

Guido. Ma per esempio?

Silia. Per esempio... Ma che ho avuto io, mi sai tu dire che ho avuto, di che dovrei contentarmi?

Guido. Ma io non dico neanche contentarti, se non te ne contenti...

Silia. E che dici allora?

Guido. È questione di misura, contentarsi. Uno si contenta di tanto,

fa segno col pollice sul mignolo

un altro ha tutto e non se ne contenta.

Silia. Io ho tutto?

Guido. No... dico...

Silia. Spiègati!

Guido. Ma spiega tu piuttosto, che altro vorresti?

Silia (come se parlasse lui). Ricca... padrona di me... libera...

A un tratto cangiando e infiammandosi:

Ma non hai ancora capito che questa è stata la sua vendetta?