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544 | maschere nude |
Pausa. Poi:
Guido (lento, staccato). Come questa sera.
Silia. Il gusto, d’esser donna, non l’ho provato mai.
Guido. Neanche per far soffrire un uomo?
Silia. Ah, forse per questo sí, spesso.
Guido (c. s.). Come questa sera.
Pausa.
Silia (dopo essere rimasta un po’ assorta, con angoscia esasperata). Ma la propria vita... quella che nessuno confida, neanche a se stesso!
Guido. Come dici?
Silia. Non t’è mai avvenuto di scoprirti improvvisamente in uno specchio, mentre stai vivendo senza pensarti, che la tua stessa immagine ti sembra quella d’un estraneo, che subito ti turba, ti sconcerta, ti guasta tutto, richiamandoti a te, che so, per rialzarti una ciocca di capelli che t’è scivolata sulla fronte?
Guido. Ebbene?
Silia. Questo maledetto specchio, che sono gli occhi degli altri, e i nostri stessi, quando non ci servono per guardare gli altri, ma per vederci, come ci conviene vivere... come dobbiamo vivere... Io non ne posso piú!
Pausa.
Guido (appressandosi). Vuoi che ti dica sinceramente perché tu smanii cosí?
Silia (pronta, recisa). Perché tu mi stai davanti.
Guido (restando male). Ah, grazie. Allora, me ne vado?
Silia (subito). Faresti bene, faresti bene.
Guido (dolente). Ma perché, Silia?
Silia. Perché non voglio che...
Guido (interrompendo). No, dico... mi tratti cosí male?
Silia. Non ti tratto male! Voglio che non ti si veda troppo qua, ecco.
Guido. Ma che troppo! Se non vengo quasi mai! Sarà piú d’una settimana dall’ultima volta, scusa. Si vede che per te il tempo passa troppo presto.