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il giuoco delle parti | 543 |
Silia. Dico per me!
Guido. Già, ma... per te vuol dire per me?
Silia (con fastidio). Oh Dio! Tu vedi sempre piccolo. La tua persona. Te, in ballo. Tutto circoscritto, definito. Per te, scommetto, la geografia è ancora il libro su cui da ragazzo la studiavi.
Guido (stordito). La geografia?
Silia. Nomi da imparare a memoria, sí, per la lezione che il professore t’assegnava!
Guido. Ah già, che supplizio!
Silia. Ma fiumi, montagne, paesi, isole, continenti, ci sono davvero, sai?
Guido. Eh... grazie...
Silia. Mentre noi siamo qua, in questa stanza ci sono, e ci si vive!
Guido (come se tutto a un tratto gli si facesse lume). Ah, forse vorresti... viaggiare?
Silia. Ecco qua: io... tu... viaggiare... Dico perché tu veda un po’ fuori di te... largo... Tanta vita diversa da questa che io non posso piú soffrire, qua. — Sòffoco!
Guido. Ma che vita vorresti, scusa?
Silia. Non lo so! Una qualunque... non cosí! Ah Dio, un alito... almeno un alito di speranza, che mi schiudesse appena appena, nell’avvenire, uno spiraglio! Ti giuro che me ne resterei ferma, qua, a respirare soltanto il refrigerio di questa speranza, senza correre ad affacciarmi alla finestra a vedere che cosa c’è di là per me!
Guido. Come se fossi in una carcere!
Silia. Ma sono, in una carcere!
Guido. E chi ti ci tiene?
Silia. Tu... tutti... io stessa... questo mio corpo, quando mi dimentico che è di donna, e nossignori, non me ne debbo mai dimenticare, dal modo come tutti mi guardano... come sono fatta... Me ne scordo... chi ci pensa?... guardo... Ed ecco, tutt’a un tratto, certi occhi... Oh Dio! scoppio a ridere, tante volte... Ma già, dico tra me. Davvero, io sono donna, sono donna...
Guido. E mi pare, scusa, che non avresti ragione di lagnartene.
Silia. Già, perché... piaccio.