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l’uomo dal fiore in bocca | 527 |
l’arte; poi ripiegano da un lato e dall’altro a triangolo e cacciano sotto le due punte; allungano una mano alla scatola dello spago; tirano per farne scorrere quanto basta a legare l’involto, e legano cosí rapidamente, che lei non ha neanche il tempo d’ammirar la loro bravura, che già si vede presentare il pacco col cappio pronto a introdurvi il dito.
L’Avventore. Eh, si vede che lei ha prestato molta attenzione ai giovani di negozio.
L’uomo dal fiore. Io? Caro signore, giornate intere ci passo. Sono capace di stare anche un’ora fermo a guardare dentro una bottega attraverso la vetrina. Mi ci dimentico. Mi sembra d’essere, vorrei essere veramente quella stoffa là di seta... quel bordatino... quel nastro rosso o celeste che le giovani di merceria, dopo averlo misurato sul metro, ha visto come fanno? se lo raccolgono a numero otto intorno al pollice e al mignolo della mano sinistra, prima d’incartarlo.
Pausa.
Pausa. Poi, cupo, come a se stesso:
L’Avventore. Le serve? Scusi... che cosa?
L’uomo dal fiore. Attaccarmi cosí — dico con l’immaginazione — alla vita. Come un rampicante attorno alle sbarre d’una cancellata.
Pausa.