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la vita che ti diedi 509


tempo, finché egli fu con te, là: — me lo sentii vicino, perché io col cuore me lo facevo vicino. — Altro che vicino! Lo avevo io nel cuore! — Fai cosí, e questa notte passerà. — Pensa che queste sono le sue stanze; e che egli è di là

Lucia. Dorme di là?

Donn’Anna. Là, sí. — E che su questa tavola ti scrive —

Lucia. Cose cattive m’ha scritto!

Donn’Anna. E qua, vedi? su questa panca qua, fino a jeri, m’ha parlato tanto, tanto di te —

Lucia. — e poi se n’è partito —

Donn’Anna. — non sapeva! — Quante cose mi disse, perché io ti facessi intendere senza offenderti e senza farti soffrire il male di questo suo allontanamento per il tuo bene.

Lucia. Ma ora —

Donn’Anna. — ah ora — certo — cambia tutto — con te cosí! —

Lucia. — e ritornerà! —

Donn’Anna. — e ritornerà, stai tranquilla — ritornerà. Ma ora vieni, vieni su, con me. — Ti ho preparato su la stanza.

Lucia. Voglio vedere la sua.

Donn’Anna. Sí, sí, vieni — entra.

Lucia. E non mi vorrebbe lasciare qua?

Donn’Anna. Vuoi — qua da lui?

Lucia. Ora posso. — E pure con me.

Donn’Anna. Vedi, vedi che tu già lo senti? — Sí, se tu vuoi, dormi qua, figlia mia.

Lucia (entrando). Forse è meglio: «piú vicino»!

Donn’Anna. — nel tuo cuore, sí! nel tuo cuore!

La seguirà.

La scena resterà per un momento vuota. Si sentiranno in confuso le due voci parlare di là, ma non tristi, anzi gaje; e Lucia fors’anche riderà, come per una sorpresa. Poi Donn’Anna verrà fuori, ma rivolta verso l’interno, a parlare con la giovine che l’accompagnerà fino alla soglia.

Lucia (dalla soglia, lieta). — sí, con questa bella luna!