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la vita che ti diedi 505


Lucia. Sí, sí — bisogna che lo sappia subito! Dov’è? Me lo dica! Dov’è?

Donn’Anna. E come faccio ora a dirtelo? Oh Dio! oh Dio! Come faccio ora a dirtelo?

Lucia. Perché? Non lo sa?

Donn’Anna. Partito —

Lucia. — non le disse dove andava?

Donn’Anna. Non me lo disse.

Lucia. Ha sospettato — lo vedo — che solo per...

troncherà con un’esclamazione di sdegno.

Ma non aveva ragione di sospettar questo di me! — Sono stata anch’io, sí; com’è stato lui; ma io lo spinsi poi a partire, e non sarei venuta, ora, per questo! — È che non posso piú, ora, staccarmi da lui; tornare là — come sono — non posso — ne ho orrore!

Donn’Anna. Sí, sí, è giusto!

Lucia. Non mi può dire proprio dov’è? Non lo sa davvero? Come gli si può far sapere?

Donn’Anna. Aspetta, aspetta: gli si farà sapere, sí —

Lucia. — e come? dove, se lei non sa dov’è? Non sarà mica partito per un lungo viaggio, senza dirglielo, senz’avvertirmene!

Donn’Anna. No, no — non sarà lontano — non può essere lontano...

Lucia. Temette che anche a lasciarlo detto a lei, dove andava... — Ma forse glielo consigliò anche lei di partire?

Donn’Anna. Io non sapevo —

Lucia (si premerà una mano sugli occhi). Divento cosí sospettosa! Oh com’è triste! — Lo so: avrei dovuto scriverglielo. Ma non volli disperdere in parole le forze che mi bisognavano tutte per la risoluzione già presa. — Gli è parsa una follia, una frenesia —

Donn’Anna (per calmarla). — ecco, ecco —

Lucia. — ed è fuggito per farmi trovare qua in lei la ragione che avevo perduta. — Capisco, capisco. —

Staccando:

Tornerà? le scriverà? farà sapere dov’è? —