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496 | maschere nude |
Donn’Anna. No! Non per lei. Per lei ho già fatto preparare su.
E chiamerà più forte, appressandosi all’uscio:
Entrerà Elisabetta di corsa annunziando fin dall’interno:
Elisabetta. I signorini! i signorini!
A Donna Fiorina:
Donna Fiorina (sorpresa, esultante). Lida? Flavio?
Elisabetta. Li ho sentiti gridare nel giardino! Sissignora! Vengono su di corsa!
Donn’Anna. I tuoi figli...
Donna Fiorina. Ma come? Un giorno prima? Dovevano arrivare domani!
Si udrà gridare dall’interno: «Маmmа! Маmmа!»
Elisabetta. Eccoli! Eccoli!
Irrompono nella stanza Lida, sui diciotto anni, e Flavio, sui venti. Partiti lo scorso anno dalla campagna per i loro studi in città, saranno diventati altri, pure in cosí poco tempo, da quelli che erano prima che fossero partiti; altri non solo nel modo di pensare e di sentire, ma anche nel corpo, nel suono della voce, nel modo di gestire, di muoversi, di guardare, di sorridere. Essi naturalmente, non lo sapranno. Se ne accorgerà subito la madre, dopo le prime impetuose effusioni d’affetto, e ne resterà sbigottita, per il tragico senso che all’improvviso assumerà ai suoi occhi l’evidenza della prova di quanto la sorella le ha rivelato.
Lida (accorrendo alla madre e buttandole le braccia al collo). Mammina! Mammina mia bella!
La bacerà.
Donna Fiorina. Lida mia!
La bacerà.
Gli tenderà le braccia.
Flavio (abbracciandola). Mammina!
La bacerà.