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Donn’Anna ( a Giovanni, indicandogli il posto per il vaso: h accanto all’uscio, a destra). Qua, Giovanni; posalo qua.
Giovanni lo poserà
Giovanni. No, padrona.
Donn’Anna. So, so che non ti pesa, vecchio mio. Vai, vai. Ecome Giovanni andrà via, voltando alla sua destra, lei dirà a Fiorina, odorando la pianta: Senti che buon odore, Fiorina?
E poi, indicando le altre piante presso la finestra:
Donna Fiorina. Ma tu ti rendi piú difficile il cómpito, cosí, Anna, ci pensi?
Donn’Anna. Follia per follia; lasciami fare! Non ne commettemmo mai nessuna, né io né tu, per noi, nella nostra gioventú!
Donna Fiorina. Ma sei responsabile tu, ora, della sua!
Donn’Anna. No. In tutti i modi, in tutti i modi egli la scongiurò di non commetterla. È voluta venire! L’aveva in mente! Non avrei piú fatto a tempo a impedirglielo, scrivendo! È partita!
Donna Fiorina. Ma se tu già avessi scritto alla madre!
Donn’Anna. Non ho potuto! Mi ci son provata, tre giorni, e non ho potuto; per la paura che ancora ho.
Donna Fiorina. Di che?
Donn’Anna. Che possa non essere per lei com’è per me! che «sapendolo», il suo amore debba finire!
Donna Fiorina. Ma dovresti augurartelo, augurarglielo!
Donn’Anna. Non me lo dire, Fiorina! — Gli ha scritto un’altra lettera, sai?
Donna Fiorina. Un’altra lettera?