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la vita che ti diedi 487

na Fiorina della lettera, badando di non farsi scorgere. Ma Donn’Anna, vedendo voltare la sorella e Don Giorgio, si volterà anche lei e, notando lo sbigottimento del vecchio, gli domanderà:

Donn'Anna. Giovanni — che cos’è?

Giovanni (nascondendo la lettera). Niente. Volevo... volevo dire alla signora...

Don Giorgio (che avrà scorto la lettera nelle mani del vecchio, domanderà con ansia costernata): Che sia la lettera ch’egli aspettava?

Donn’Anna (a Giovanni). Hai una lettera?

Giovanni (titubante). Sí, ma —

Donn'Anna. Da’ qua. So che è per lui!

Il vecchio giardiniere porgerà la lettera a Donn’Anna e andrà via.

Don Giorgio. La aspettava con tanta ansia —

Donn'Anna. — sí, da due giorni! — Ne parlò anche a lei? —

Don Giorgio. Sí, per dirmi che lei doveva aprirla, appena fosse arrivata.

Donn'Anna. Aprirla? io?

Don Giorgio. Sí, per scongiurare a tempo, se mai, un pericolo che lo tenne fino all’ultimo angosciato —

Donn'Anna. — ah sí, lo so! lo so! —

Don Giorgio. — ch’ella commettesse la follia —

Donn'Anna. di venire a raggiungerlo qua — lo so! — Se l’aspettava! S’aspettava ch’ella abbandonasse là i figli, il marito, la madre!

Don Giorgio. E a scongiurare questa follia mi disse, anzi, che aveva già cominciato una lettera —

Donn'Anna. — per lei?

Don Giorgio. Sí.

Donn'Anna. Allora è là!

Indicherà la tavola da scrivere.

Don Giorgio. Forse. Ma da distruggere ormai, per seguire invece l’altro suo suggerimento, di scrivere alla madre di lei. Ma veda, veda prima che cosa ella gli scrive.

Donn’Anna (aprirà con mani convulse la lettera). Sí, sí!