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484 | maschere nude |
egli dava a noi, a me! Ben poco ormai, quasi piú niente a me. Era tutto là, sempre!
Indicherà lontano.
Don Giorgio. Si piange quello che ci viene a mancare.
Donn'Anna. Ecco! La nostra vita in chi muore: quello che non sappiamo!
Don Giorgio. Ma no, signora —
Donn'Anna. — sí, sí: per noi piangiamo; perché chi muore non può piú dare — lui, lui — nessuna vita a noi, con quei suoi occhi spenti che non ci vedono piú, con quelle sue mani fredde e dure che non ci possono piú toccare. E che vuole ch’io pianga, allora, se è per me! Quando era lontano, io dicevo: — «Se in questo momento mi pensa, io sono viva per lui». — E questo mi sosteneva, mi confortava nella mia solitudine. — Come debbo dire io ora? Debbo dire che io, io, non sono piú viva per lui, poiché egli non mi può piú pensare! — E voi invece volete dire che egli non è piú vivo per me. Ma sí che egli è vivo per me, vivo di tutta la vita che io gli ho sempre data: la mia, la mia; non la sua che io non so! Se l’era vissuta lui, la sua, lontano da me, senza che io ne sapessi piú nulla. E come per sette anni gliel’ho data senza che lui ci fosse piú, non posso forse seguitare a dargliela ancora, allo stesso modo? Che è morto di lui, che non fosse già morto per me? Mi sono