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l’affidò prima che partisse. Ma lo sa che mio figlio, quello che mi partí, non m’è piú ritornato?

Cogliendo uno sguardo di Don Giorgio alla sorella:

Non guardi Fiorina. Anche i suoi figli! Le sono partiti l’anno scorso per la città, Flavio e Lida. Crede che essi ritorneranno?

Donna Fiorina nel sentirle dire cosí, si metterà a piangere sommessamente.

No, non piangere! Piansi tanto anch’io — allora sí — per quella sua partenza! Senza sapere! Come te che piangi e non ne sai, non ne sai ancora la ragione!

Donna Fiorina. No, no; io piango per te, Anna!

Donn'Anna. E non intendi che si dovrebbe piangere sempre, allora? — Oh Fiorina,

le prenderà la testa fra le mani e la guarderà negli occhi amorosamente:

tu, questa? con questa fronte? con questi occhi? Ma ci pensi? Come ti sei ridotta cosí da quella che eri? Ti vedo viva com’eri, un fiore veramente; e vuoi che non mi sembri un sogno vederti ora cosí? E a te, di’ la verità, se ci pensi, la tua immagine d’allora —

Donna Fiorina. — eh sí, un sogno, Anna.

Donn'Anna. Ecco, vedi com’è? Tutto cosí. Un sogno. E il corpo, se cosí sotto le mani ti cangia ti cangia le tue immagini — questa, quella — che sono? Memorie di sogni. Ecco: questa, quella. Tutto.

Donna Fiorina. Memorie di sogni, sí.

Donn'Anna. E allora basta che sia viva la memoria, io dico, e il sogno è vita, ecco! Mio figlio com’io lo vedo: vivo! vivo! Non quello che è di là. Cercate d’intendermi!

Donna Fiorina (quasi tra sé). Ma è pure quello di là!

Don Giorgio. Dio volesse che fosse un sogno!

Donn’Anna (senza piú impazienza, dopo essere stata per un momento assorta in sé). Sette anni ci vogliono — lo so — sette anni di stare a pensare al figlio che non ritorna, e aver sofferto quello che ho sofferto io, per intenderla questa ve-