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480 | maschere nude |
Elisabetta (Scusandosi). Ho dovuto dare anche gli altri ordini —
Donn’Anna (per troncare le scuse). — sí, sí —
Elisabetta (seguitando). — e poi bisognerà che venga ancora il medico a vedere; e dar tempo che —
Donn’Anna (c. s.). sí, vai vai. — Oh guarda lí, —
indicherà per terra, presso Elisabetta
Elisabetta si chinerà a raccattarla, gliela porgerà e s’avvierà per l’uscio a destra. Prima che Elisabetta esca, ella tornerà a raccomandarle:
Elisabetta. Sí, padrona. Non dubiti.
Via.
Donn’Anna (guardando l’umile corona). Pregare — inginocchiare il proprio dolore... — Tenga, Don Giorgio.
Gli porgerà la corona.
Don Giorgio. Ma la vera vita è di là, signora mia!
Donn’anna. Io so che Dio non può morire in ogni sua creatura che muore. Lei non può neanche dire che la mia creatura è morta: lei mi dice che Dio se l’è ripresa con Sé.
Don Giorgio. Ecco, sí! Appunto!
Donn’Anna (con strazio). Ma io sono qua ancora, don Giorgio!
Don Giorgio (subito, a confortarla). Sí, povera signora mia.
Donna Fiorina. Povera Anna mia, sí.
Donn’Anna. E non sentite che Dio per noi non è di là, finché vuol durare qua, in me, in noi; non per noi soltanto ma anche perché seguitino a vivere tutti quelli che se ne sono andati?
Don Giorgio. A vivere nel nostro ricordo, sí.