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478 | maschere nude |
Don Giorgio. È una signora francese, è vero?
Donna Fiorina. Sí, ora. Ma di nascita, no: è italiana. Studiava anche lei a Firenze. Poi sposò un francese, un certo signor Maubel che se la portò prima a Liegi, appunto, poi a Nizza.
Don Giorgio. Ah, ecco. E lui la seguí?
Donna Fiorina. Che passione per questa povera madre! Non ritornare, in sette anni, neppure una volta, neppure per pochi giorni a rivederla! E alla fine, ecco: ritornare, per morirle cosí, in un momento. E non era finita, non era ancora finita la corrispondenza con quella donna. Già lei lo saprà: glie l’avrà confessato.
Lo guarderà e poi domanderà, titubante:
Don Giorgio (guardandola a sua volta). No. Quali?
Donna Fiorina. Non sa che ella ha due figliuoli?
Don Giorgio. Ah, i bambini di lei — sí; me l’ha detto. E mi ha detto che sono stati la salvezza della madre e anche sua.
Donna Fiorina. La salvezza, ha detto?
Don Giorgio. Sí.
Donna Fiorina. Non sono, dunque... non sono di lui?
Don Giorgio (subito). Oh, no, signora! Purtroppo non si può dir puro un amore adultero, anche se contenuto soltanto nel cuore e nella mente; ma è certo che... lui almeno m’ha detto che...
Donna Fiorina. Se glie l’ha detto in punto di morte Dio mi perdoni: sua madre me l’aveva assicurato, piú volte; le confesso che non ho saputo crederci. La passione era tanta che... sí, sospettai perfino che quei due bambini... —
Don Giorgio. No, no.
Donna Fiorina (stando in orecchi e facendo segno a Don Giorgio di tacere). Oh Dio, sente? Parla... parla con lui!
S’appresserà piano all’uscio a destra e starà un po’ in ascolto.
Don Giorgio. Lasci. È il dolore. Farnetica.
Donna Fiorina. No. È che le cose, come sono per noi, come noi le pensiamo — questa sventura — chi sa che senso avranno per lei!