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476 | maschere nude |
Elisabetta. Parla da sé, sottovoce, movendosi —
Donna Fiorina. — e non potere far nulla per lei! —
Elisabetta. — cosí sicura di quello che dice, che è uno spavento starla a sentire.
Donna Fiorina. Ma che altro dice? che altro dice?
Elisabetta. Dice: «È partito; ritornerà».
Donna Fiorina. Ritornerà?
Elisabetta. Cosí. Sicura.
Don Giorgio. Partito è, ma quanto a ritornare —
Elisabetta. — me l’ha letto negli occhi e ha ripetuto piú forte, fissandomi: «Ritornerà, ritornerà». Perché quello che ha lí sotto gli occhi, dice che non è lui.
Don Giorgio (sorpreso). Non è lui?
Donna Fiorina. Diceva cosí anche stanotte!
Elisabetta. E vuole che sia portato via subito.
Donna Fiorina (si coprirà di nuovo la faccia con le mani).
Don Giorgio. In chiesa?
Elisabetta. Via, dice. E non vuole che si vesta.
Donna Fiorina (scoprendo la faccia). E come, allora?
Elisabetta. Appena le ho detto che bisogna vestirlo —
Don Giorgio. — già; prima che s’indurisca! —
Elisabetta. — ha fatto un gesto d’orrore. Vuole ch’io vada a preparare la lavanda. Lavato, avvolto in un lenzuolo, e via. — Cosí. — Vado a dar subito gli ordini e torno.
Andrà via per l’uscio in fondo.
Donna Fiorina. Impazzirà! impazzirà!
Don Giorgio. Mah. Veramente, vestire chi s’è spogliato di tutto... Non vorrà forse per questo.
Donna Fiorina. Sarà per questo; ma io — io mi confondo, ecco — a considerare com’è.
Don Giorgio. Fare diversamente dagli altri. —
Donna Fiorina. — non perché voglia, creda! —
Don Giorgio. — credo; ma — dico il dubbio, almeno — il dubbio che, a sviarsi cosí dagli altri, dagli usi, ci si possa smarrire, e... e senza neanche trovar piú compagni al dolore nostro. Perché, capirà, un’altra madre può non intenderla codesta nudità della morte che lei vuole per il suo figliuolo —
Donna Fiorina. — ma sí, neanch’io! —