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la vita che ti diedi | 475 |
canto alla donna buttata sulla panca, e infine dica, come aggiunta al suo pensiero:
Donna Fiorina (sollevandosi dalla panca, senza scoprire la faccia). Finirà di perdere la ragione!
Scoprendo la faccia e voltandosi a guardare Don Giorgio:
sola?
Don Giorgio. No, no. Troppo in lei, anzi, mi par forte la ragione e... e il mio timore allora è un altro, mia cara signora: che le mancherà pur troppo il divino conforto della fede, e -
Donna Fiorina (alzandosi, smaniosa). Ma che farà sola di là?
Don Giorgio (cercando di calmarla). Sola non è: ha voluto che rimanesse con lei Elisabetta. Lasci. Elisabetta è saggia, e -
Donna Fiorina (brusca). Se lei l’avesse udita questa notte!
S’interromperà, vedendo uscire dalla camera mortuaria la vecchia nutrice Elisabetta che si dirigerà verso l’uscio in fondo:
E non appena Elisabetta si volterà, le domanderà con ansia, piú col gesto che con la voce:
Elisabetta (con occhi da insensata e voce opaca senza gesti). Niente. Lo guarda.
Donna Fiorina. E ancora non piange?
Elisabetta. No. Lo guarda.
Donna Fiorina (smaniando). Piangesse, Dio! almeno piangesse!
Elisabetta (prima appressandosi, sempre con aria da insensata, poi guardando l’una e l’altro confiderà piano). E dice sempre che è là!
Farà con la mano un gesto che significa «lontano».
Don Giorgio. Chi? Lui?
Elisabetta (farà segno di si col capo).
Don Giorgio. Là, dove?