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474 | maschere nude |
Una quarta. E gli spiriti beati la conducano dal seno d’Abramo al Signore Onnipotente.
La prima. Signore, abbiate pietà di noi.
L’altra. Cristo, abbiate pietà di noi.
Una quinta. Datele il riposo eterno e fate risplendere su lei la vostra eterna luce.
Tutte. Riposi in pace.
Rimarranno ancora un poco inginocchiate a recitare in silenzio ciascuna una sua particolare preghiera e poi si alzeranno, segnandosi. Dalla camera mortuaria verranno fuori sbigottiti e pieni di compassione e stupore Donna Fiorina Segni e il parroco Don Giorgio Mei. La prima, modesta signora di campagna sui cinquant’anni, porterà un po’ goffamente sul vecchio corpo sformato dall’età gli abiti di nuova moda, pur discreti, di cui i figli che abitano in città desiderano che ella vada vestita. (Si sa i figli come sono, quando cominciano a pigliare animo sopra i genitori.) L’altro è un grasso e tardo parroco di campagna che, pur parlando a stento, avrà sempre da aggiungere qualche cosa a quanto gli altri dicono o che lui stesso ha detto; sebbene tante volte non sappia bene che cosa. Se però gli daranno tempo di parlare riposatamente a suo modo, dirà cose assennate e con garbo, perché infine amico delle buone letture è, e non sciocco.
Don Giorgio (alle donne, piano). Andate, andate pure, figliole, e — e recitate ancora una preghiera in suffragio dell’anima benedetta.
Le donne s’inchineranno prima a lui poi a Donna Fiorina e andranno via per l’uscio infondo. I due resteranno in silenzio per un lungo tratto, l’una come smarrita nel cordoglio per la sorella e l’altro nell’incertezza tra una disapprovazione che vorrebbe fare e un conforto che non sa dare. Donna Fiorina non sosterrà più, a un certo punto, l’immagine che avrà davanti agli occhi della disperazione della sorella e si coprirà il volto con le mani e andrà a buttarsi rovescia sulla panca. Don Giorgio le si appresserà pian piano; la guarderà un poco senza dir nulla, tentennando il capo; poi alzerà le mani come chi si rimetta in Dio. Non abbiano, per carità, i comici timore del silenzio, perché il silenzio parla piú delle parole in certi momenti, se essi lo sapranno far parlare. E stia Don Giogio ancora un po’ ac-