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diana e la tuda 465

Giuncano si solleva appena, con un viso da pazzo e la mano ancora artigliata.

Sirio è immobile a terra: morto.

Tuda, quasi senza voce, allibita, ancora su l’ultimo dei tre scalini, si china a guardare.

Che ha fatto? che ha fatto? L’ha ucciso? Oh Dio, l’ha ucciso? Per me?

Giuncano (mormorando, come in una litania). Cecità... cecità...

Tuda (scende i tre scalini; si china su Sirio; gli tocca con una mano lafronte, con l’altra gli cerca la mano). Oh Dio, no! no! freddo: morto!

Giuncano. Cecità...

Tuda. Ucciso per me, per me che ho la colpa di tutto!

Giuncano. Cecità...

Tuda. Io, io sí, di tutto perché non seppi essere quella per cui lui mi aveva voluto!

Giuncano. Cecità...

Tuda (indicando con terrore dietro a sé la statua). Quella! Quella!

Giuncano (c. s.). Cecità...

Tuda. Io che ora sono cosí: niente... piú niente...


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