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diana e la tuda | 463 |
Tuda (con disperazione, smarrendosi). Ah già, è vero... è vero... Oh Dio, come faccio? È vero... Cosí non posso piú... È — vero! Non posso piú! Oh Dio... oh Dio... come faccio?
A Giuncano:
indica lo zoccolo,
Rompe in pianto, perdutamente
Nello studio s’è fatto bujo. Solo la statua, con la luce che cola dal lucernario, appare distinta. I quattro che vi stanno sono come ombre nell’ombra.
Giuncano (a Sara.) Andate via! andate via! Non avete piú nulla da fare qua voi! Lasciateci soli. Qua ora si farà giustizia. Andate via!
E appena Sara Mendel, senza dir nulla, se ne sarà andata, voltandosi a Sirio, mentre Tuda séguita a piangere:
Sirio. Come, senza età?
Giuncano. L’età — che è il tempo quando diventa umano il tempo quando duole — noi, di carne: questa poverina che non è piú come dovrebbe essere per la tua statua, ma come può essere dopo avere sofferto quello che voi — tu e quell’altra — le avete fatto soffrire.
Tuda (ancora tra il pianto). Ma se lei...
Giuncano (pronto). Io? Io ho voluto rispettare in te la vita! Al contrario di quello che sta facendo ora lui!